Ieri sera il tg3 ha presentato un servizio su Gaza.
Un cooperante italiano portava a una famiglia palestinese un generatore di corrente che avrebbe salvato la vita di un bambino paralizzato dal collo in giu e tenuto in vita da un respiratore artificiale.
La cinepresa si soffermava sulla lampadina al centro della stanza, spenta (anche perche' era giorno) e coperta di mosche.Buio e disperazione
Veniva mostrato anche il confine con Israele:una terra spettrale tipo the day after.
Per pochi secondi veniva poi mostrato un bambino israeliano ferito in un letto.
Ad occhio e croce direi che la proporzione temporale tra i due letti era di conquanta a uno.
Capire come servizi di questo tipo siano una manifesta incitazione all'odio e' molto facile.
Le cose si fanno invece assai piu' difficili con l'articolo di Guido Olimpio del Corriere di oggi che racconta come Meir, il cacciatore capo del Mossad, abbia ucciso il Bin Laden degli Hezbollah.
Il lettore viene portato in un mondo affasciante di spie a volte con pistola altre con gonnella.
Qui il cacciatore ebreo e' forte astuto e geniale e il nemico una preda in fuga destinata a soccombere come la gazzella nei filmati inseguita dal puma.
Questo autocompiacimento militaresco da primi della classe non ci fara' certo amare da quelli che cercano nel tg3 quella semplificazione di buoni e cattivi che, nell'ora della preghiera serale, da una parvenza di senso al mondo.
In un mondo in cui i confini della lotta di classe si fanno incerti, il sapere che c'e' almeno un popolo che e' sicuramente un oppresso e uno stato che e' sicuramente un oppressore e' un bisogno vitale.
La perdita di senso e' quanto di piu' doloroso l'uomo possa sperimentare.Il manicheismo su Gaza riempe questo vuoto di senso e il popolo della sinistra ne ha bisogno come di una droga.
La domanda che dobbiamo porci e' : cosa diciamo a quel drogato? Che siamo piu' belli e piu' forti del povero palestinese e di tutti gli arabi messi assieme e che, grazie al nostro geniale mossad, prima o poi la pagheranno tutti ?
Una volta quando la guerra era una cosa onorevole al nemico caduto qualche volta si rendeva l'onore delle armi.
Rendere l'onore delle armi non vuol dire ne' smettere di uccidere il nemico,ne' tantomeno amarlo.
Vuol dire solo fare un piccolo passo verso il riconoscimento di lui come uomo.
Chi mi conosce sa quanto io sia viasceralmente antipacifista.Ma c'e' modo e modo di fare la guerra.E il modo in cui non si mostra rispetto per i caduti avversari non mi piace.
E poiche' dovremo continuare per molto tempo a fare la guerra e' bene che incominciamo a comunicarla in modo diverso.
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